Fotografia ad elevato ingrandimento
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Fotografia ad elevato ingrandimento
.
Siamo tutti, chi più, chi meno, fotografi, ma ciascuno di noi ha il suo particolare modo di divertirsi.
Alcuni di noi si limitano ai panorami delle vacanze o alla morosa, altri vanno per boschi a fotografare piante ed animali, altri ancora si divertono a fotografare i più piccoli particolari degli insetti o dei fiori, ecc. ecc.
Il mio passatempo preferito è quello di cercare il metodo migliore per fotografare i soggetti più minuti e/o nelle condizioni più difficili.
Ho quindi due grossi ostacoli da superare: il primo è il fattore di ingrandimento, in quanto i miei soggetti hanno dimensioni sempre inferiori al millimetro, il secondo è la trasparenza dell’ambiente, che solo nei casi più facili e fortunati è l’aria, molto più spesso è una sostanza cristallina o amorfa, ma comunque sempre dotata di trasparenza ridotta e, spesso, di deformazioni e riflessi che disturbano la pulizia della nostra immagine.
La prima curiosità che avrete riguarda la strumentazione che utilizzo, anche per fare subito i debiti confronti con quelle che sono le normali possibilità date da una ottima slitta micrometrica con su montato il vostro soffietto ed un buon obiettivo macro.
In realtà le soluzioni ottimali variano caso per caso, per cui le vedremo trattando i diversi soggetti ed a seconda delle difficoltà da superare.
Entriamo subito in argomento con qualcosa di molto facile: i foraminiferi fossili che ciascuno di voi può trovare facendo una escursione nelle nostre terre, fra i calanchi e fra le argille delle nostre colline.
In questa immagine vedete un gruppo di foraminiferi ripresi a basso ingrandimento, così come li vedreste utilizzando un comune stereo microscopio a 40x: non sembrano dei piccoli cristalli Swarovski ?
Nella foto potete identificare varie specie di foraminiferi, fra cui delle globigerine (in basso a sinistra), un paio di Bulimina marginata (in centro), poi alcuni aculei di ricci fossili ormai estinti da vari milioni di anni, ecc.
Pur ai normali macro ingrandimenti sono già molto belli, presenti in mille varianti
e molto comuni nelle nostre colline argillose, una volta fondali di mari o di laghi.
Ma se solo aumentiamo l’ingrandimento, entriamo in un nuovo mondo:
In questo caso siamo sui 200x e, con una luce leggermente polarizzata, diventa ben visibile la delicata struttura spiralata del foraminifero e le centinaia di fessure da cui fuoriescono gli pseudopodi, grosse ciglia mobili che ne favoriscono lo spostamento.
(Continua)
Siamo tutti, chi più, chi meno, fotografi, ma ciascuno di noi ha il suo particolare modo di divertirsi.
Alcuni di noi si limitano ai panorami delle vacanze o alla morosa, altri vanno per boschi a fotografare piante ed animali, altri ancora si divertono a fotografare i più piccoli particolari degli insetti o dei fiori, ecc. ecc.
Il mio passatempo preferito è quello di cercare il metodo migliore per fotografare i soggetti più minuti e/o nelle condizioni più difficili.
Ho quindi due grossi ostacoli da superare: il primo è il fattore di ingrandimento, in quanto i miei soggetti hanno dimensioni sempre inferiori al millimetro, il secondo è la trasparenza dell’ambiente, che solo nei casi più facili e fortunati è l’aria, molto più spesso è una sostanza cristallina o amorfa, ma comunque sempre dotata di trasparenza ridotta e, spesso, di deformazioni e riflessi che disturbano la pulizia della nostra immagine.
La prima curiosità che avrete riguarda la strumentazione che utilizzo, anche per fare subito i debiti confronti con quelle che sono le normali possibilità date da una ottima slitta micrometrica con su montato il vostro soffietto ed un buon obiettivo macro.
In realtà le soluzioni ottimali variano caso per caso, per cui le vedremo trattando i diversi soggetti ed a seconda delle difficoltà da superare.
Entriamo subito in argomento con qualcosa di molto facile: i foraminiferi fossili che ciascuno di voi può trovare facendo una escursione nelle nostre terre, fra i calanchi e fra le argille delle nostre colline.
In questa immagine vedete un gruppo di foraminiferi ripresi a basso ingrandimento, così come li vedreste utilizzando un comune stereo microscopio a 40x: non sembrano dei piccoli cristalli Swarovski ?
Nella foto potete identificare varie specie di foraminiferi, fra cui delle globigerine (in basso a sinistra), un paio di Bulimina marginata (in centro), poi alcuni aculei di ricci fossili ormai estinti da vari milioni di anni, ecc.
Pur ai normali macro ingrandimenti sono già molto belli, presenti in mille varianti
e molto comuni nelle nostre colline argillose, una volta fondali di mari o di laghi.
Ma se solo aumentiamo l’ingrandimento, entriamo in un nuovo mondo:
In questo caso siamo sui 200x e, con una luce leggermente polarizzata, diventa ben visibile la delicata struttura spiralata del foraminifero e le centinaia di fessure da cui fuoriescono gli pseudopodi, grosse ciglia mobili che ne favoriscono lo spostamento.
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Re: Fotografia ad elevato ingrandimento
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Ancora una immagine a circa 200 ingrandimenti di una spina di riccio marino fossile, con ben visibili i microscopici fori che la attraversano.
La bellezza di un foraminifero che, ad alto ingrandimento, sembra un piatto di ceramica finemente lavorato. Forse, i nostri ceramisti di Nove o di Bassano, si sono ispirati a questi microscopici capolavori della Natura per creare le loro opere.
(Continua)
Ancora una immagine a circa 200 ingrandimenti di una spina di riccio marino fossile, con ben visibili i microscopici fori che la attraversano.
La bellezza di un foraminifero che, ad alto ingrandimento, sembra un piatto di ceramica finemente lavorato. Forse, i nostri ceramisti di Nove o di Bassano, si sono ispirati a questi microscopici capolavori della Natura per creare le loro opere.
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Re: Fotografia ad elevato ingrandimento
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Per questo tipo di soggetti, pur essendo possibile utilizzare lo stereo microscopio per visualizzarli, per la fotografia è molto più indicato un normalissimo microscopio con obiettivi tra i 10x ed i 20x, anche da pochi soldi, ma con almeno la possibilità di polarizzarne la luce.
Se vi interessa, vedremo in seguito e con qualche altro soggetto interessante, come regolarci all’aumentare ulteriormente degli ingrandimenti e delle difficoltà.
Riprendiamo il nostro discorso della macro fotografia “in condizioni difficili” o per l’elevato valore dell’ingrandimento richiesto o per la scarsa trasparenza del mezzo in cui è presente il soggetto che ci interessa.
Questa volta il nostro soggetto sarà delle dimensioni di una formichina o poco più, solo che non è bello libero ed esposto all’aria come tutte le formichine che si rispettino, ma da 20 milioni di anni se ne sta intrappolato dentro della resina fossile.
E’ l’ambra.
Una briciola di vita imprigionata nella resina e portata fino ai giorni nostri e, se ci pensate un momento, è l’unico modo che abbiamo per vedere, “come fossero vivi”, ciò che esisteva milioni di anni fa. Quindi non l’immagine di uno scheletro, ma l’essere vivente reale, con lo stesso identico aspetto che aveva quando la resina l’ha ricoperto.
Tenete d’occhio quell’acaro indicato dalla freccia, lo rivedremo molto presto.
Ma vediamo ora a quali problemi dobbiamo trovare soluzione.
Il primo grosso problema è che la formichina, o chi per essa, non è libera, ma è inglobata in una massa che ha dimensioni discrete e noi, con il nostro obiettivo, non potremo avvicinarci più di tanto
a lei, perché rischiamo di urtare contro la resina e, in ogni caso, sarà ben difficile illuminare correttamente il soggetto, specie quando dovremo operare con alti ingrandimenti per evidenziare pollini, peli vegetali e tricomi, ecc.
Siamo quindi obbligati ad utilizzare obiettivi con una notevole distanza di lavoro, in modo da poter “attraversare” l’ambra e mettere a fuoco il soggetto che vi è racchiuso.
Secondo problemino: l’ambra teoricamente, ma solo teoricamente, è trasparente come il vetro, ma nella pratica è più o meno ambrata (ma và ?!?) e, a peggiorare le cose, addirittura proprio attorno al soggetto che ci interessa si forma spesso un alone più scuro, dato dalla presenza di batteri che hanno iniziato la decomposizione della sostanza organica e poi, da non dimenticare, la frequente presenza di microscopiche bolle d’aria presenti nella resina, la presenza di scalfitture, abrasioni e fratture meccaniche, ecc..
La soluzione sarà la attenta gestione della luce, con illuminazione principale dall’alto, illuminazione “di schiarita” per trasparenza dal basso, talvolta si rende necessaria una illuminazione totalmente diffusa, con gabbia di luce o simili accorgimenti.
Poi, per ridurre tutti i difetti meccanici che darebbero luogo a riflessi indesiderati, la soluzione migliore è la totale immersione dell’ambra in un liquido con indice di rifrazione di pari valore, nel nostro caso va bene il benzoato di benzile o, in mancanza, l’olio sintetico da immersione per microscopia.
Molto comodo allo scopo è preparare delle spesse vaschette in plexiglass con il fondo chiuso da un copri oggetto, in questo modo il soggetto è perfettamente visibile sia dall’alto, sia dal basso.
(Continua)
Per questo tipo di soggetti, pur essendo possibile utilizzare lo stereo microscopio per visualizzarli, per la fotografia è molto più indicato un normalissimo microscopio con obiettivi tra i 10x ed i 20x, anche da pochi soldi, ma con almeno la possibilità di polarizzarne la luce.
Se vi interessa, vedremo in seguito e con qualche altro soggetto interessante, come regolarci all’aumentare ulteriormente degli ingrandimenti e delle difficoltà.
Riprendiamo il nostro discorso della macro fotografia “in condizioni difficili” o per l’elevato valore dell’ingrandimento richiesto o per la scarsa trasparenza del mezzo in cui è presente il soggetto che ci interessa.
Questa volta il nostro soggetto sarà delle dimensioni di una formichina o poco più, solo che non è bello libero ed esposto all’aria come tutte le formichine che si rispettino, ma da 20 milioni di anni se ne sta intrappolato dentro della resina fossile.
E’ l’ambra.
Una briciola di vita imprigionata nella resina e portata fino ai giorni nostri e, se ci pensate un momento, è l’unico modo che abbiamo per vedere, “come fossero vivi”, ciò che esisteva milioni di anni fa. Quindi non l’immagine di uno scheletro, ma l’essere vivente reale, con lo stesso identico aspetto che aveva quando la resina l’ha ricoperto.
Tenete d’occhio quell’acaro indicato dalla freccia, lo rivedremo molto presto.
Ma vediamo ora a quali problemi dobbiamo trovare soluzione.
Il primo grosso problema è che la formichina, o chi per essa, non è libera, ma è inglobata in una massa che ha dimensioni discrete e noi, con il nostro obiettivo, non potremo avvicinarci più di tanto
a lei, perché rischiamo di urtare contro la resina e, in ogni caso, sarà ben difficile illuminare correttamente il soggetto, specie quando dovremo operare con alti ingrandimenti per evidenziare pollini, peli vegetali e tricomi, ecc.
Siamo quindi obbligati ad utilizzare obiettivi con una notevole distanza di lavoro, in modo da poter “attraversare” l’ambra e mettere a fuoco il soggetto che vi è racchiuso.
Secondo problemino: l’ambra teoricamente, ma solo teoricamente, è trasparente come il vetro, ma nella pratica è più o meno ambrata (ma và ?!?) e, a peggiorare le cose, addirittura proprio attorno al soggetto che ci interessa si forma spesso un alone più scuro, dato dalla presenza di batteri che hanno iniziato la decomposizione della sostanza organica e poi, da non dimenticare, la frequente presenza di microscopiche bolle d’aria presenti nella resina, la presenza di scalfitture, abrasioni e fratture meccaniche, ecc..
La soluzione sarà la attenta gestione della luce, con illuminazione principale dall’alto, illuminazione “di schiarita” per trasparenza dal basso, talvolta si rende necessaria una illuminazione totalmente diffusa, con gabbia di luce o simili accorgimenti.
Poi, per ridurre tutti i difetti meccanici che darebbero luogo a riflessi indesiderati, la soluzione migliore è la totale immersione dell’ambra in un liquido con indice di rifrazione di pari valore, nel nostro caso va bene il benzoato di benzile o, in mancanza, l’olio sintetico da immersione per microscopia.
Molto comodo allo scopo è preparare delle spesse vaschette in plexiglass con il fondo chiuso da un copri oggetto, in questo modo il soggetto è perfettamente visibile sia dall’alto, sia dal basso.
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Re: Fotografia ad elevato ingrandimento
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Vediamo ora il nostro soggetto che ci farà da esempio: è il nostro piccolo acaro che da 24 milioni di anni se ne sta buono buono dentro il suo pezzetto di ambra, in attesa di essere portato alla luce.
Lo scopo è di fotografarlo per una possibile identificazione, faremo del nostro meglio.
A questo punto l’utilizzo di obiettivi a lunga distanza di lavoro è indispensabile per poterlo fotografare sia dorsalmente (facile, è vicino alla superficie dell’ambra), sia ventralmente (hai, hai, devo attraversare da sotto tutta l’ambra, dello spessore di diversi millimetri).
Notate anche come il fondo delle due foto sia di colore diverso a causa del diverso spessore di ambra che la luce ha dovuto attraversare nei due casi.
Il risultato di tutto questo è che il nostro acaro non è più sconosciuto, ha avuto il suo bravo nome di Neoliodes dominicus ed ora è tutto contento !
Come tecnica di ripresa, confermo quindi l’utilizzo di vasche per immersione, illuminazione diffusa ma radente per minimizzare i riflessi, microscopio invertito ed obiettivi a lunga distanza di lavoro.
Lo scopo finale sarà una immagine perfetta, con l’ambra assolutamente trasparente ed il soggetto che sembra sospeso come per magia.
Un buon esempio di quello che intendo è questa foto di peli vegetali (stellate hairs) che sembrano “volare” liberi nell’aria.
(Continua)
Vediamo ora il nostro soggetto che ci farà da esempio: è il nostro piccolo acaro che da 24 milioni di anni se ne sta buono buono dentro il suo pezzetto di ambra, in attesa di essere portato alla luce.
Lo scopo è di fotografarlo per una possibile identificazione, faremo del nostro meglio.
A questo punto l’utilizzo di obiettivi a lunga distanza di lavoro è indispensabile per poterlo fotografare sia dorsalmente (facile, è vicino alla superficie dell’ambra), sia ventralmente (hai, hai, devo attraversare da sotto tutta l’ambra, dello spessore di diversi millimetri).
Notate anche come il fondo delle due foto sia di colore diverso a causa del diverso spessore di ambra che la luce ha dovuto attraversare nei due casi.
Il risultato di tutto questo è che il nostro acaro non è più sconosciuto, ha avuto il suo bravo nome di Neoliodes dominicus ed ora è tutto contento !
Come tecnica di ripresa, confermo quindi l’utilizzo di vasche per immersione, illuminazione diffusa ma radente per minimizzare i riflessi, microscopio invertito ed obiettivi a lunga distanza di lavoro.
Lo scopo finale sarà una immagine perfetta, con l’ambra assolutamente trasparente ed il soggetto che sembra sospeso come per magia.
Un buon esempio di quello che intendo è questa foto di peli vegetali (stellate hairs) che sembrano “volare” liberi nell’aria.
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Re: Fotografia ad elevato ingrandimento
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Per rendere il gioco più interessante, prendiamo ora in esame dei soggetti che non solo sono ben poco trasparenti ma, anzi, sono anche intensamente colorati.
E’ la volta di fotografare in condizioni limite delle pietre preziose come rubini, smeraldi, zaffiri, ecc. ecc.
Ma non preoccupatevi troppo del costo dei soggetti, in fin dei conti quelle che cerchiamo sono pietre non perfette, con macchie, inclusioni, velature, carboni, schifezze varie, più c’è n’è, meglio è.
Dato che lo scopo della fotografia e la sua difficoltà consiste proprio nel evidenziare le impurità contenute, una pietra perfetta e senza difetti, non avrebbe alcun interesse per me. Considerate poi che la perfezione e l’assoluta purezza nelle pietre preziose è in genere indice di falsificazione e di artificiale.
Cominciamo con un soggetto abbastanza facile da fotografare, un bel rubino che passiamo a guardare a 160 ingrandimenti: stiamo vedendo uno spigolo del taglio, bello, pulito, un vero gioiello, ma un momento, cosa sono quelle ondulazioni che si vedono ?
Ma porca miseria ! Abbiamo proprio iniziato bene !
Con tante pietre vere, ne abbiamo subito beccata una tarocca !
Non è un rubino naturale, ma sintetico, costruito in laboratorio con il metodo Verneuil, ma talmente bene che, come potete vedere, occorre un vero microscopio per scoprire le linee di accrescimento che non sono rettilinee come nelle pietre naturali, ma curve: ciascuna è l’immagine di ogni singola goccia che cadendo ha costruito la pietra sintetica, così come se fosse una stalagmite che, goccia dopo goccia, si accresce fino alle giuste dimensioni per essere tagliata e venduta allo sprovveduto di turno.
Guardiamo invece un vero rubino naturale: le linee di accrescimento, indicate con 2, sono rettilinee e regolari, al contrario del rubino sintetico.
Però, però . . . . anche qui c’è qualche magagna, guardate quelle bolle indicate con 1: quando quel rubino è stato scavato, certamente aveva un colorito rosa pallido, troppo insulso per ben figurare al dito di una signora.
Il commerciante, perla di onestà, ha allora attuato un vecchio imbroglio, mettendo in forno il rubino e portando la temperatura al limite della fusione. Il risultato è che con questo trattamento termico il colore del rubino si rafforza, fino ad arrivare al massimo, il famoso colore “sangue di piccione” che tanto valorizza ($$$) la pietra.
Ma questo procedimento non è indenne, il riscaldamento arriva a temperature talmente elevate che alcuni punti del rubino vanno in fusione, lasciando come traccia del trattamento proprio quelle bolle di fusione che, viste ad alto ingrandimento, ne denunciano la frode.
(Continua)
Per rendere il gioco più interessante, prendiamo ora in esame dei soggetti che non solo sono ben poco trasparenti ma, anzi, sono anche intensamente colorati.
E’ la volta di fotografare in condizioni limite delle pietre preziose come rubini, smeraldi, zaffiri, ecc. ecc.
Ma non preoccupatevi troppo del costo dei soggetti, in fin dei conti quelle che cerchiamo sono pietre non perfette, con macchie, inclusioni, velature, carboni, schifezze varie, più c’è n’è, meglio è.
Dato che lo scopo della fotografia e la sua difficoltà consiste proprio nel evidenziare le impurità contenute, una pietra perfetta e senza difetti, non avrebbe alcun interesse per me. Considerate poi che la perfezione e l’assoluta purezza nelle pietre preziose è in genere indice di falsificazione e di artificiale.
Cominciamo con un soggetto abbastanza facile da fotografare, un bel rubino che passiamo a guardare a 160 ingrandimenti: stiamo vedendo uno spigolo del taglio, bello, pulito, un vero gioiello, ma un momento, cosa sono quelle ondulazioni che si vedono ?
Ma porca miseria ! Abbiamo proprio iniziato bene !
Con tante pietre vere, ne abbiamo subito beccata una tarocca !
Non è un rubino naturale, ma sintetico, costruito in laboratorio con il metodo Verneuil, ma talmente bene che, come potete vedere, occorre un vero microscopio per scoprire le linee di accrescimento che non sono rettilinee come nelle pietre naturali, ma curve: ciascuna è l’immagine di ogni singola goccia che cadendo ha costruito la pietra sintetica, così come se fosse una stalagmite che, goccia dopo goccia, si accresce fino alle giuste dimensioni per essere tagliata e venduta allo sprovveduto di turno.
Guardiamo invece un vero rubino naturale: le linee di accrescimento, indicate con 2, sono rettilinee e regolari, al contrario del rubino sintetico.
Però, però . . . . anche qui c’è qualche magagna, guardate quelle bolle indicate con 1: quando quel rubino è stato scavato, certamente aveva un colorito rosa pallido, troppo insulso per ben figurare al dito di una signora.
Il commerciante, perla di onestà, ha allora attuato un vecchio imbroglio, mettendo in forno il rubino e portando la temperatura al limite della fusione. Il risultato è che con questo trattamento termico il colore del rubino si rafforza, fino ad arrivare al massimo, il famoso colore “sangue di piccione” che tanto valorizza ($$$) la pietra.
Ma questo procedimento non è indenne, il riscaldamento arriva a temperature talmente elevate che alcuni punti del rubino vanno in fusione, lasciando come traccia del trattamento proprio quelle bolle di fusione che, viste ad alto ingrandimento, ne denunciano la frode.
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Re: Fotografia ad elevato ingrandimento
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Un frammento di calcite dalle dimensioni di pochi micron visto a 320 ingrandimenti, un sassolino finito dentro ad un rubino !
Ma, non sarà assurdo un vecchio di 70 e passa anni che si interessa di più al microscopico sassolino, piuttosto che al rubino che lo contiene ?
Ma passiamo ad esaminare le “nuvole”, inclusioni presenti un po’ in tutte le pietre preziose, ma in particolare molto belle negli zaffiri, quelle che i francesi chiamano “nuages” e che fa molto più chic.
Alle volte, durante la formazione della pietra, mentre avviene il lento raffreddamento e la conseguente cristallizzazione, del vapore penetra in una frattura e li vi rimane imprigionato per sempre. Le microscopiche goccioline di vapore condensano, formando una vera e propria nuvola dalle forme e dimensioni più varie: velatura, ala di farfalla, ala di mosca, aeroplano, . . . . .
Aeroplano ? Ma va ! E’ mai possibile ?
Voglio proprio vedere se questa nuvola non sembra anche a Voi un jet mentre vola, e guardate come sono evidenti le singole goccioline di vapore se esaminiamo la nuvola ad un ingrandimento più elevato.
(Continua)
Un frammento di calcite dalle dimensioni di pochi micron visto a 320 ingrandimenti, un sassolino finito dentro ad un rubino !
Ma, non sarà assurdo un vecchio di 70 e passa anni che si interessa di più al microscopico sassolino, piuttosto che al rubino che lo contiene ?
Ma passiamo ad esaminare le “nuvole”, inclusioni presenti un po’ in tutte le pietre preziose, ma in particolare molto belle negli zaffiri, quelle che i francesi chiamano “nuages” e che fa molto più chic.
Alle volte, durante la formazione della pietra, mentre avviene il lento raffreddamento e la conseguente cristallizzazione, del vapore penetra in una frattura e li vi rimane imprigionato per sempre. Le microscopiche goccioline di vapore condensano, formando una vera e propria nuvola dalle forme e dimensioni più varie: velatura, ala di farfalla, ala di mosca, aeroplano, . . . . .
Aeroplano ? Ma va ! E’ mai possibile ?
Voglio proprio vedere se questa nuvola non sembra anche a Voi un jet mentre vola, e guardate come sono evidenti le singole goccioline di vapore se esaminiamo la nuvola ad un ingrandimento più elevato.
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Re: Fotografia ad elevato ingrandimento
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Una ultima immagine la riserviamo agli smeraldi, tanto apprezzati per la loro apparente bellezza, ma veri e propri ricettacoli di ogni tipo di porcheria, non per nulla vengono chiamati “gli spazzini della Natura”.
All’interno vi si può trovare veramente di tutto, per fortuna che le gemme vengono valutate solo con la classica lente da 10x, altrimenti sarebbe una strage fra gli smeraldi !
In questa immagine, un piccolo campionario di quello che possiamo trovare: velature, nuvole, corpi estranei, scaglie di mica variamente colorata sotto la luce polarizzata, bolle di inclusione di tutti i tipi e misura, ecc. ecc.
Non capisco proprio come facciano le signore a volere queste gemme, è come mettersi al dito il sacchetto della raccolta differenziata !
Dal punto di vista della tecnica di ripresa, nel caso delle gemme preziose, lo strumento principale è sempre il microscopio invertito con luce radente diffusa, spesso polarizzata, ma talvolta utilizzo anche il microscopio normale, ma con obiettivi a lunga distanza di lavoro e con illuminazione mista, per trasparenza e per incidenza.
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Una ultima immagine la riserviamo agli smeraldi, tanto apprezzati per la loro apparente bellezza, ma veri e propri ricettacoli di ogni tipo di porcheria, non per nulla vengono chiamati “gli spazzini della Natura”.
All’interno vi si può trovare veramente di tutto, per fortuna che le gemme vengono valutate solo con la classica lente da 10x, altrimenti sarebbe una strage fra gli smeraldi !
In questa immagine, un piccolo campionario di quello che possiamo trovare: velature, nuvole, corpi estranei, scaglie di mica variamente colorata sotto la luce polarizzata, bolle di inclusione di tutti i tipi e misura, ecc. ecc.
Non capisco proprio come facciano le signore a volere queste gemme, è come mettersi al dito il sacchetto della raccolta differenziata !
Dal punto di vista della tecnica di ripresa, nel caso delle gemme preziose, lo strumento principale è sempre il microscopio invertito con luce radente diffusa, spesso polarizzata, ma talvolta utilizzo anche il microscopio normale, ma con obiettivi a lunga distanza di lavoro e con illuminazione mista, per trasparenza e per incidenza.
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Re: Fotografia ad elevato ingrandimento
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Ultimo esempio di come ci si può complicare la vita, la fotografia dei cristalli Matrioska !
Non è certo il loro nome ufficiale, ma io li chiamo così perché sono dei cristalli, in genere quarzo, che hanno al loro interno delle inclusioni cristalline, in genere epidoto o rutilo, che a loro volta sono sede di ulteriori cristalli, ancora più minuscoli e di vario tipo.
Quindi tre diversi cristalli, ciascuno l’uno dentro all’altro !
E tu fuori che, come un cretino, vuoi fotografare non il primo, troppo facile, ma proprio l’ultimo !
Facciamo subito un esempio con un piccolo cabochon di quarzo dalle dimensioni di 10x8 millimetri:
Già ad occhio si notano all’interno dei piccoli rami di epidoto che si intersecano fra loro. La pietra è posta sopra ad un foglio di carta millimetrata per poter avere miglior percezione delle reali dimensioni.
Aumentando l’ingrandimento, si vede come i cristalli di epidoto addirittura si compenetrano l’un l’altro, come fossero chiodi piantati su dei rami.
Guardando con attenzione, si può vedere come spesso, attaccati a questi rami di epidoto, si siano sviluppati degli altri cristalli, ancora più piccoli, con forme quasi perfette a causa della lentissima cristallizzazione che hanno subito.
(Continua)
Ultimo esempio di come ci si può complicare la vita, la fotografia dei cristalli Matrioska !
Non è certo il loro nome ufficiale, ma io li chiamo così perché sono dei cristalli, in genere quarzo, che hanno al loro interno delle inclusioni cristalline, in genere epidoto o rutilo, che a loro volta sono sede di ulteriori cristalli, ancora più minuscoli e di vario tipo.
Quindi tre diversi cristalli, ciascuno l’uno dentro all’altro !
E tu fuori che, come un cretino, vuoi fotografare non il primo, troppo facile, ma proprio l’ultimo !
Facciamo subito un esempio con un piccolo cabochon di quarzo dalle dimensioni di 10x8 millimetri:
Già ad occhio si notano all’interno dei piccoli rami di epidoto che si intersecano fra loro. La pietra è posta sopra ad un foglio di carta millimetrata per poter avere miglior percezione delle reali dimensioni.
Aumentando l’ingrandimento, si vede come i cristalli di epidoto addirittura si compenetrano l’un l’altro, come fossero chiodi piantati su dei rami.
Guardando con attenzione, si può vedere come spesso, attaccati a questi rami di epidoto, si siano sviluppati degli altri cristalli, ancora più piccoli, con forme quasi perfette a causa della lentissima cristallizzazione che hanno subito.
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Re: Fotografia ad elevato ingrandimento
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Certo che le dimensioni ridotte e la loro trasparenza ne rende abbastanza difficile l’individuazione, ma quando vengono scoperti, è una gioia per gli occhi.
Ad esempio, in questa foto, già piuttosto ingrandita, sono ben evidenti, oltre ai rami di epidoto, diverse formazioni di piccoli cristalli accresciuti nei punti più impensati: voi quanti ne riuscite a vedere ?
Un ultimo esempio di macro fotografia spinta al limite:
Un bellissimo quarzo con tante inclusioni primarie di epidoto e di rutilo, è adagiato sopra la carta millimetrata per meglio valutarne le dimensioni.
Ma guardate il puntino rosso indicato dalla freccia, nella foto in normale macro fotografia si fa fatica a notare, ma è certamente un piccolo cristallo geminato su di un ramo di epidoto.
(Continua)
Certo che le dimensioni ridotte e la loro trasparenza ne rende abbastanza difficile l’individuazione, ma quando vengono scoperti, è una gioia per gli occhi.
Ad esempio, in questa foto, già piuttosto ingrandita, sono ben evidenti, oltre ai rami di epidoto, diverse formazioni di piccoli cristalli accresciuti nei punti più impensati: voi quanti ne riuscite a vedere ?
Un ultimo esempio di macro fotografia spinta al limite:
Un bellissimo quarzo con tante inclusioni primarie di epidoto e di rutilo, è adagiato sopra la carta millimetrata per meglio valutarne le dimensioni.
Ma guardate il puntino rosso indicato dalla freccia, nella foto in normale macro fotografia si fa fatica a notare, ma è certamente un piccolo cristallo geminato su di un ramo di epidoto.
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Re: Fotografia ad elevato ingrandimento
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Aumentiamo l’ingrandimento a 200x in episcopia, ora è ben visibile tutto il sistema dell’inclusione trifasica: vediamo, in equilibrio fra loro, la fase solida costituita dal cristallo rosso (forse rutilo o monazite o rubellite ?), con sopra una specie di pennacchio formato dalla fase gassosa e da una parte più scura, la fase liquida.
Tutto il sistema forma una specie di vulcano, con tanto di pennacchio, quasi un piccolo Vesuvio in eruzione, così congelato per l’eternità.
A questo punto non ero ancora soddisfatto del tutto, volevo vedere meglio l’aspetto di questo completo sistema trifasico con la sua base solida, la fase aerea e quella liquida e come queste tre parti fossero fra loro collegate.
Per questo non mi bastavano più i 200x, dovevo raggiungere i 1000x !
A questi livelli di ingrandimento il problema è la minima distanza di lavoro abbinata all’immersione in liquido con lo stesso indice di riflessione per attenuare le troppe incrinature ed abrasioni che altrimenti, a questi ingrandimenti, sarebbero state evidenti come montagne.
Dopo alcune prove, la soluzione: il mio microscopio invertito Zeiss, la pietra immersa totalmente nella vaschetta piena di benzoato e, come obiettivo, un Leitz Ks 53x duplicato ed immerso nell’olio Cargille B che bagna il fondo della vasca verso l’obiettivo.
Finalmente la nuvola che si alza dal cristallo è perfettamente visibile, con tutte le sue evoluzioni ed i suoi sbuffi, con le sue macchie scure dove il gas si è condensato in fase liquida, con tutti i suoi più minuti particolari.
Ora, ma solo per ora, sono soddisfatto !
Terminiamo ancora una volta con le annotazioni tecniche, la più importante riguarda la scelta dell’obiettivo che doveva essere ad immersione, ma anche a lunga distanza di lavoro, due caratteristiche fra loro ben difficilmente conciliabili.
La scelta è stata un obiettivo quasi sconosciuto ai più, normalmente utilizzato nella analisi dei dosimetri a film per il controllo della radioattività assorbita dal personale a contatto con radiazioni ionizzanti.
Dato che ben pochi li conoscono, li si trova su eBay per pochi Euro: la serie Leitz Ks la potete trovare nei valori 100x, 53x e 25x, tutti adatti per immersione ed a lunga distanza di lavoro.
Con questo, termino questa rapida carrellata sul mio particolare modo di interpretare la macro fotografia, spero vi abbia divertito questo aspetto diverso del vedere le cose.
Io mi ci diverto, ma si sa, fra di noi di sani ce ne sono rimasti pochi !
p.s.: spero di non aver troppo deluso gli appassionati di micologia, ma la lungimiranza dei vostri Amministratori ha voluto creare anche la Sezione Natura al Microscopio e, decisamente, l'argomento Natura è tanto tanto ampio e sempre bellissimo in ogni suo minimo aspetto.
(Fine)
Aumentiamo l’ingrandimento a 200x in episcopia, ora è ben visibile tutto il sistema dell’inclusione trifasica: vediamo, in equilibrio fra loro, la fase solida costituita dal cristallo rosso (forse rutilo o monazite o rubellite ?), con sopra una specie di pennacchio formato dalla fase gassosa e da una parte più scura, la fase liquida.
Tutto il sistema forma una specie di vulcano, con tanto di pennacchio, quasi un piccolo Vesuvio in eruzione, così congelato per l’eternità.
A questo punto non ero ancora soddisfatto del tutto, volevo vedere meglio l’aspetto di questo completo sistema trifasico con la sua base solida, la fase aerea e quella liquida e come queste tre parti fossero fra loro collegate.
Per questo non mi bastavano più i 200x, dovevo raggiungere i 1000x !
A questi livelli di ingrandimento il problema è la minima distanza di lavoro abbinata all’immersione in liquido con lo stesso indice di riflessione per attenuare le troppe incrinature ed abrasioni che altrimenti, a questi ingrandimenti, sarebbero state evidenti come montagne.
Dopo alcune prove, la soluzione: il mio microscopio invertito Zeiss, la pietra immersa totalmente nella vaschetta piena di benzoato e, come obiettivo, un Leitz Ks 53x duplicato ed immerso nell’olio Cargille B che bagna il fondo della vasca verso l’obiettivo.
Finalmente la nuvola che si alza dal cristallo è perfettamente visibile, con tutte le sue evoluzioni ed i suoi sbuffi, con le sue macchie scure dove il gas si è condensato in fase liquida, con tutti i suoi più minuti particolari.
Ora, ma solo per ora, sono soddisfatto !
Terminiamo ancora una volta con le annotazioni tecniche, la più importante riguarda la scelta dell’obiettivo che doveva essere ad immersione, ma anche a lunga distanza di lavoro, due caratteristiche fra loro ben difficilmente conciliabili.
La scelta è stata un obiettivo quasi sconosciuto ai più, normalmente utilizzato nella analisi dei dosimetri a film per il controllo della radioattività assorbita dal personale a contatto con radiazioni ionizzanti.
Dato che ben pochi li conoscono, li si trova su eBay per pochi Euro: la serie Leitz Ks la potete trovare nei valori 100x, 53x e 25x, tutti adatti per immersione ed a lunga distanza di lavoro.
Con questo, termino questa rapida carrellata sul mio particolare modo di interpretare la macro fotografia, spero vi abbia divertito questo aspetto diverso del vedere le cose.
Io mi ci diverto, ma si sa, fra di noi di sani ce ne sono rimasti pochi !
p.s.: spero di non aver troppo deluso gli appassionati di micologia, ma la lungimiranza dei vostri Amministratori ha voluto creare anche la Sezione Natura al Microscopio e, decisamente, l'argomento Natura è tanto tanto ampio e sempre bellissimo in ogni suo minimo aspetto.
(Fine)
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Re: Fotografia ad elevato ingrandimento
Bravo, io non sono per niente deluso
E' evidente che il microscopio che abbiamo in casa può essere adoperato anche su soggetti diversi dai funghi. Il fatto è che innamorandoci della micologia abbiamo già preso una strada così lunga che la vita non basta per esplorarla tutta...
Grazie, quindi, per lo scorcio che ci apri su questo mondo del piccolo! Ci dai modo di lanciare uno sguardo verso una delle tante altre strade della conoscenza!
Saluti
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Re: Fotografia ad elevato ingrandimento
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Parole sante, mfilippa !
Del resto, il mio scopo è solo quello di suggerire degli utilizzi complementari per uno strumento che già avete, cercando di mostrarvi delle applicazioni più o meno interessanti, ma comunque diverse dalle vostre solite.
Hai visto mai, magari in un giorno di pioggia, durante un freddo inverno . . . . .
Parole sante, mfilippa !
Del resto, il mio scopo è solo quello di suggerire degli utilizzi complementari per uno strumento che già avete, cercando di mostrarvi delle applicazioni più o meno interessanti, ma comunque diverse dalle vostre solite.
Hai visto mai, magari in un giorno di pioggia, durante un freddo inverno . . . . .
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Re: Fotografia ad elevato ingrandimento
Buon pomeriggio Grazie per l'argomento utile. Alla fine ho trovato le risposte alle mie domande. Buona giornata e buona fortuna.e inoltre vorrei aggiungere alcuni suggerimenti per la macro
Ultima modifica di mfilippa il lun 4 mag 2020, 22:36, modificato 1 volta in totale.
Motivazione: Rimosso link a sito commerciale
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