Melanogaster broomeanus Berk.
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Melanogaster broomeanus Berk.
Questa mattina, nei pressi della località dove ho trovato l'Arcangeliella (Castelmonte, colli orientali del Friuli).
Bosco misto di latifoglie.
Muovendo le foglie (la speranza di ritrovare l'Arcangeliella è sempre viva) mi sono imbattuto in questo tuberino di circa 2 cm
Tralascio forma e colore che si vedono dalle foto, al taglio si è rivelato molto laticifero.
Alla manipolazione tendende al viraggio.
La microscopia mostra numerose spore di 6,5-9 x 3,8-4,7 micron, tutte che sembrano avere 2 sterigmi, quindi non è Asco.
L'odore non saprei definirlo, leggermente penetrante ma gradevole, lo paragonerei ad un amaro alle erbe.
Se serve altro sono qua.
Gianni
Bosco misto di latifoglie.
Muovendo le foglie (la speranza di ritrovare l'Arcangeliella è sempre viva) mi sono imbattuto in questo tuberino di circa 2 cm
Tralascio forma e colore che si vedono dalle foto, al taglio si è rivelato molto laticifero.
Alla manipolazione tendende al viraggio.
La microscopia mostra numerose spore di 6,5-9 x 3,8-4,7 micron, tutte che sembrano avere 2 sterigmi, quindi non è Asco.
L'odore non saprei definirlo, leggermente penetrante ma gradevole, lo paragonerei ad un amaro alle erbe.
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Re: Melanogaster broomeanus Berk.
Al taglio mostra la gleba nerastra su matrice biancastra. Molto laticifero (incolore).
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Re: Melanogaster broomeanus Berk.
Spore spesso biguttulate, a volte con tre guttule. Evidenti le due attaccature (sterigmi) per ogni spora
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Re: Melanogaster broomeanus Berk.
In cerca di basidi ho trovato questo. Che sia un conidioforo?
Attendo lumi, sarà anche banale ma per me è sconosciuto.
Gianni
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Re: Melanogaster broomeanus Berk.
ohoops, dimenticavo le misure delle spore:
Serve altro ?
Gianni
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Re: Melanogaster broomeanus Berk.
Ciao Gianni.
Bella la definizione dell'odore Vera-non ci avevo mai riflettuto.
Per me trattasi di Melanogaster broomeanus Berkeley apud Tlasne & C.Tulasne.
Bella la definizione dell'odore Vera-non ci avevo mai riflettuto.
Per me trattasi di Melanogaster broomeanus Berkeley apud Tlasne & C.Tulasne.
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Re: Melanogaster broomeanus Berk.
Grazie Carlo.carlo ha scritto:Ciao Gianni.
Bella la definizione dell'odore Vera-non ci avevo mai riflettuto.
Per me trattasi di Melanogaster broomeanus Berkeley apud Tlasne & C.Tulasne.
adesso che me lo hai detto ho guardato in giro e sembra proprio lui.
Mi ero dimenticato: giunti a fibbia presenti
Gianni
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Re: Melanogaster broomeanus Berk.
Ok...Sentiremo gli altri...
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Re: Melanogaster broomeanus Berk.
I giunti a fibbia sono presenti anche in variegatus, le spore invece mi sembrano più da variegatus per la rpesenza del polimorfismo che ben si vede in alcune foto. Questo uno degli ultimi ritrovamenti in forum Melanogaster variegatus
Ciao
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Re: Melanogaster broomeanus Berk.
Certo che la vita è strana: io ero variegatusista all'inverosimile...
In Montecchi-Sarasini (quindi a valle delle note di mykol su Montecchi-Lazzari nel link di Artù) nelle osservazioni, in merito alle loro raccolte che non devono essere state poche, ricordate alcune differenze degli habitat, cromatiche, ecc. così concludono:
...omissis "nei casi dubbi i valori medi del rapporto lunghezza/larghezza delle spore dovrebbero ricadere in una delle due fasce indicate per le due specie" .
Ergo che se le due specie sono distinte è anche una questione di Q.
Melanogaster variegatus 1,3-1,7
Melanogaster broomeanus 1,8-2,1
Per questo mi pareva che la specie di Gianni poteva essere riconducibile anche per l'habitat più a M. broomeanus
Abbracci
In Montecchi-Sarasini (quindi a valle delle note di mykol su Montecchi-Lazzari nel link di Artù) nelle osservazioni, in merito alle loro raccolte che non devono essere state poche, ricordate alcune differenze degli habitat, cromatiche, ecc. così concludono:
...omissis "nei casi dubbi i valori medi del rapporto lunghezza/larghezza delle spore dovrebbero ricadere in una delle due fasce indicate per le due specie" .
Ergo che se le due specie sono distinte è anche una questione di Q.
Melanogaster variegatus 1,3-1,7
Melanogaster broomeanus 1,8-2,1
Per questo mi pareva che la specie di Gianni poteva essere riconducibile anche per l'habitat più a M. broomeanus
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Re: Melanogaster broomeanus Berk.
Anche a me piace di più broomeanus.
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Re: Melanogaster broomeanus Berk.
tendenzialmente direi più broomeanus, ma si trovano tutti i casi intermedi.
Se vogliamo tenerli distinti per un carattere così aleatorio, perché in altri generi si deve mettere tutto assieme ? Mi riferisco per chi non l'avesse capito ad Inocybe ...
Secondo me, quì si esagera in un senso, là nell'altro ...
Nella immagine DSC_6513a.jpg la spora in basso, fatta a "chiavetta" é il risultato di due spore fuse assieme.
Comunque, la variabilità é estrema, sono convinto che se provaste a fare esami in parti diverse di un esemplare od in più esemplari di una stessa raccolta, potreste avere sorprese, magari un vetrino broomeanus, un altro variegatus ...
Tempo fa, a me era successo qualcosa del genere ...
Se vogliamo tenerli distinti per un carattere così aleatorio, perché in altri generi si deve mettere tutto assieme ? Mi riferisco per chi non l'avesse capito ad Inocybe ...
Secondo me, quì si esagera in un senso, là nell'altro ...
Nella immagine DSC_6513a.jpg la spora in basso, fatta a "chiavetta" é il risultato di due spore fuse assieme.
Comunque, la variabilità é estrema, sono convinto che se provaste a fare esami in parti diverse di un esemplare od in più esemplari di una stessa raccolta, potreste avere sorprese, magari un vetrino broomeanus, un altro variegatus ...
Tempo fa, a me era successo qualcosa del genere ...
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Re: Melanogaster broomeanus Berk.
Ciao Giorgio
A chiavetta, a farfalla...o a boomerang...Sarebbe credo una delle perplessità in merito al dismorfismo citato da Artù...
Una domanda ed una riflessione a te e Mfilippa:
Tulasne citando Berkeley riporta odore da giovane di Lactarius thejogalus e poi di Inocybe pyriodora...Cosa ne pensate dell'odore descritto da Gianni ?
Riflettevo su un qualcosa che già Artù ha sapientemente evidenziato in altro post...I vostri noccioleti fresati hanno più di una caratteristica in comune con il nostro giovane impianto a quercia fresato che aveva dato tante Helvella. Quest'inverno vi erano quintali di Melanogaster ed Inocybe di tutti i tipi...E forse, forse anche Inocybe obsoleta munita di parassita....Saranno stretti parenti di lontane latitudini ? Saluti.
P.s. Chissà forse con l'acquisto di un'aratro potrei diventare un buon Helvellologo ...pardon raccoglitore di Helvella
A chiavetta, a farfalla...o a boomerang...Sarebbe credo una delle perplessità in merito al dismorfismo citato da Artù...
Una domanda ed una riflessione a te e Mfilippa:
Tulasne citando Berkeley riporta odore da giovane di Lactarius thejogalus e poi di Inocybe pyriodora...Cosa ne pensate dell'odore descritto da Gianni ?
Riflettevo su un qualcosa che già Artù ha sapientemente evidenziato in altro post...I vostri noccioleti fresati hanno più di una caratteristica in comune con il nostro giovane impianto a quercia fresato che aveva dato tante Helvella. Quest'inverno vi erano quintali di Melanogaster ed Inocybe di tutti i tipi...E forse, forse anche Inocybe obsoleta munita di parassita....Saranno stretti parenti di lontane latitudini ? Saluti.
P.s. Chissà forse con l'acquisto di un'aratro potrei diventare un buon Helvellologo ...pardon raccoglitore di Helvella
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Re: Melanogaster broomeanus Berk.
Così, da profano, a occhio mi sembra che le spore nel post indicato da Artù siano più grassottelle di quelle del mio esemplare.
Se lo ritenete potrei fare il controllo su parti diverse e su un numero maggiore di spore.
Gianni
Se lo ritenete potrei fare il controllo su parti diverse e su un numero maggiore di spore.
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Re: Melanogaster broomeanus Berk.
Il dismorfismo delle spore non dovrebbe essere preso come carattere "pesante", nel senso che è bene prendere atto che in certe specie capita sovente (mai visto un Melanogaster variegatus-broomeanus senza) e in altre no; dopodiché, le varie forme assunte sono poco importanti di per sé, è interessante capire come si siano prodotte, ma non le ritengo significative a livello tassonomico.
Non conosco il genere abbastanza bene da proporre una mia interpretazione di una o dell'altra specie, quindi mi attengo alla letteratura esistente, scritta da persone che hanno studiato molto più di me, e che ritengono un criterio valido di differenziazione il q sporale.
Questo non vuol dire che non ne esistano altri, per esempio reazioni chimiche, struttura del peridio o delle placchette tramali (ma non erano di colore diverso per le due specie? mi sbaglio?) che supportino le differenze.
La mia impressione è che se il q non è così determinante, dovrebbero rientrare in broomeanus anche le raccolte con spore più corte ma con forma e colore paragonabili, perché se non mi ricordo male in M. variegatus si hanno spore oltre che più tozze di forma diversa (non subcilindriche) e di un bruno più scuro. Questo spiegherebbe i "diversi vetrini con risultati diversi sullo stesso basidioma". Del resto nei Boleti le spore sono molto variabili in lunghezza, no?
L'odore di M. broomeanus, come lo conosco io, è decisamente variabile con lo sviluppo, come in molti ipogei. La componente erbacea sicuramente c'è; a volte assomiglia all'odore di urina di gatto (che per certi aspetti ancora rientra nell'"erbaceo"). Sovente assomiglia ad un certo sciroppo medicinale che la mia mamma mi aveva dato da bambino, e che non riesco a razionalizzare... forse come un po' di anice e un po' amaro e decisamente astringente... una cosa del genere
Non conosco il genere abbastanza bene da proporre una mia interpretazione di una o dell'altra specie, quindi mi attengo alla letteratura esistente, scritta da persone che hanno studiato molto più di me, e che ritengono un criterio valido di differenziazione il q sporale.
Questo non vuol dire che non ne esistano altri, per esempio reazioni chimiche, struttura del peridio o delle placchette tramali (ma non erano di colore diverso per le due specie? mi sbaglio?) che supportino le differenze.
La mia impressione è che se il q non è così determinante, dovrebbero rientrare in broomeanus anche le raccolte con spore più corte ma con forma e colore paragonabili, perché se non mi ricordo male in M. variegatus si hanno spore oltre che più tozze di forma diversa (non subcilindriche) e di un bruno più scuro. Questo spiegherebbe i "diversi vetrini con risultati diversi sullo stesso basidioma". Del resto nei Boleti le spore sono molto variabili in lunghezza, no?
L'odore di M. broomeanus, come lo conosco io, è decisamente variabile con lo sviluppo, come in molti ipogei. La componente erbacea sicuramente c'è; a volte assomiglia all'odore di urina di gatto (che per certi aspetti ancora rientra nell'"erbaceo"). Sovente assomiglia ad un certo sciroppo medicinale che la mia mamma mi aveva dato da bambino, e che non riesco a razionalizzare... forse come un po' di anice e un po' amaro e decisamente astringente... una cosa del genere
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Re: Melanogaster broomeanus Berk.
Quand'ero bambino e il mio papà mi portava per funghi nei boschi di castagno ogni tanto pensavamo che sarebbe stato bello avere un bosco di nostra proprietà. Adesso che coltivo l'orto e lotto contro la gramigna in cortile penso che è così bello andare per funghi nei boschi degli altri...P.s. Chissà forse con l'acquisto di un'aratro potrei diventare un buon Helvellologo ...pardon raccoglitore di Helvella
Preferiamo se continui a raccoglierci le Helvelle dei cisteti e delle leccete, a quelle dei noccioleti ci pensiamo noi
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Re: Melanogaster broomeanus Berk.
se ci sia affinità tra nocciolo e querce non so, ma mi pare che anche sotto quercia si trovano inocybi, helvelle ed ipogei, come Melanogaster.
Io però do anche molta importanza al tipo di terreno e sopratutto alle lavorazioni cui é sottoposto. Da noi molti noccioleti sono situati su terreni che derivano dalle cosidette "sabbie dell'Astiano", una particolare formazione geologica, su cui però non so dirvi null'altro, se non che si tratta di terreni sabbioso-limosi, di colore giallastro, credo piuttosto calcareo.
Inoltre penso che anche le lavorazioni cui é sottoposto rivestano un ruolo determinante, sopratutto l'asportazione delle foglie e la bruciatura dei residui.
La cenere residua da questa bruciatura ha un pH decisamente basico (9 e più) e quindi rende basico anche il terreno su cui si accumula ed al quale viene poi incorporata con le successive lavorazioni.
Sta di fatto che un noccioleto abbandonato, in cui da anni non vengono effettuate lavorazioni, né asportae né bruciate le foglie, adiacente ad uno dei più produttivi di tutti i funghi tipici dei noccioleti (evidentemente di un altro proprietario) non produce praticamente funghi ... Eppure il terreno é lo stesso, l'esposizione pure ...
D'altro canto, noccioleti della Langa astigiana e cuneese, su terreni diversi, argilloso-calcarei, producono anch'essi funghi ma in buona parte diversi da quelli dei noccioleti sabbiosi.
Altri noccioleti, come quelli lungo il corso del tanaro, tra Alba e Ceva, su sabbia grigia di fiume, non producono funghi, a mia conoscenza.
Quindi penso che si tratti di un giusto mix, tra tipo di piante, natura del suolo (sua struttura, composizione e pH) e pratiche colturali (asportazione delle foglie, abbruciatura dei residui) con conseguente innalzamento del pH e tipo di lavorazioni superficiali.
Infatti, come ho già detto, nei noccioleti abbandonati, in cui le foglie si accumulano, la loro decomposizione, che a lungo andare diventa parziale perché gli strati più profondi di sostanza organica che non riesce a completare il ciclo di mineralizzazione per mancanza di ossigeno rimane allo stadio di acidi umici, causa un forte abbassamento del pH del terreno. Un pò ciò che a lungo andare avviene nei prati stabili un pò umidi, non più erpicati superficialmente come un tempo, nei queli si accumulano i residui della fienagione che non riescono più a mineralizzare completamente per mancanza di ossigeno. Se noti, questi prati sono invasi da piante acidofile come i Rumex.
Ritengo che ciò avvenga nei noccioleti non lavorati come negli altri boschi abbandonati in cui si accumulano le foglie. Ovviamente ci cresceranno bene i funghi amanti dell'acido, ma penso (é solo una mia impressione ma credo sia plausibile) che il loro numero sia di gran lunga inferiore a quello dei basofili.
Io però do anche molta importanza al tipo di terreno e sopratutto alle lavorazioni cui é sottoposto. Da noi molti noccioleti sono situati su terreni che derivano dalle cosidette "sabbie dell'Astiano", una particolare formazione geologica, su cui però non so dirvi null'altro, se non che si tratta di terreni sabbioso-limosi, di colore giallastro, credo piuttosto calcareo.
Inoltre penso che anche le lavorazioni cui é sottoposto rivestano un ruolo determinante, sopratutto l'asportazione delle foglie e la bruciatura dei residui.
La cenere residua da questa bruciatura ha un pH decisamente basico (9 e più) e quindi rende basico anche il terreno su cui si accumula ed al quale viene poi incorporata con le successive lavorazioni.
Sta di fatto che un noccioleto abbandonato, in cui da anni non vengono effettuate lavorazioni, né asportae né bruciate le foglie, adiacente ad uno dei più produttivi di tutti i funghi tipici dei noccioleti (evidentemente di un altro proprietario) non produce praticamente funghi ... Eppure il terreno é lo stesso, l'esposizione pure ...
D'altro canto, noccioleti della Langa astigiana e cuneese, su terreni diversi, argilloso-calcarei, producono anch'essi funghi ma in buona parte diversi da quelli dei noccioleti sabbiosi.
Altri noccioleti, come quelli lungo il corso del tanaro, tra Alba e Ceva, su sabbia grigia di fiume, non producono funghi, a mia conoscenza.
Quindi penso che si tratti di un giusto mix, tra tipo di piante, natura del suolo (sua struttura, composizione e pH) e pratiche colturali (asportazione delle foglie, abbruciatura dei residui) con conseguente innalzamento del pH e tipo di lavorazioni superficiali.
Infatti, come ho già detto, nei noccioleti abbandonati, in cui le foglie si accumulano, la loro decomposizione, che a lungo andare diventa parziale perché gli strati più profondi di sostanza organica che non riesce a completare il ciclo di mineralizzazione per mancanza di ossigeno rimane allo stadio di acidi umici, causa un forte abbassamento del pH del terreno. Un pò ciò che a lungo andare avviene nei prati stabili un pò umidi, non più erpicati superficialmente come un tempo, nei queli si accumulano i residui della fienagione che non riescono più a mineralizzare completamente per mancanza di ossigeno. Se noti, questi prati sono invasi da piante acidofile come i Rumex.
Ritengo che ciò avvenga nei noccioleti non lavorati come negli altri boschi abbandonati in cui si accumulano le foglie. Ovviamente ci cresceranno bene i funghi amanti dell'acido, ma penso (é solo una mia impressione ma credo sia plausibile) che il loro numero sia di gran lunga inferiore a quello dei basofili.
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Re: Melanogaster broomeanus Berk.
Certo mykol. Io non so spiegare i motivi dal punto di vista biologico e agronomico, ma certo è che la maggior parte delle Helvella, delle Inocybe, ecc. ecc. si avantaggiano di un certo rimaneggiamento del terreno, così come il Tuber magnatum, l'Hebeloma mesophaeum... Cioè sono per un certo verso funghi "pionieri" che in natura colonizzano ambienti in evoluzione (createsi da frane, alluvioni ecc.) e che poi sono destinati ad essere soppiantati da altri.
L'azione dell'uomo con le sue lavorazioni, così come in misura minore gli animali, e l'erosione/riporto delle acque, creano degli ambienti (coltivazioni, margine di strade e sentieri, giardini, argini... ecc.) le condizioni adatte per una costanza nel tempo della vita da pionieri di queste specie.
L'azione dell'uomo con le sue lavorazioni, così come in misura minore gli animali, e l'erosione/riporto delle acque, creano degli ambienti (coltivazioni, margine di strade e sentieri, giardini, argini... ecc.) le condizioni adatte per una costanza nel tempo della vita da pionieri di queste specie.
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Re: Melanogaster broomeanus Berk.
Commenti sempre molto interessanti e graditi, grazie
Per quanto riguarda il melanogaster mi sono già espresso in precedenza per me resta difficile una determinazione virtuale. L'esemplare proposto da Gianni ha caratteristiche macro anche se non vedo le rizomorfe come sono disposte che mi orienterebbero verso broome(i)anus invece microscopicamente mi sono dato come limite personale l'assenza pressochè totale di dismorfismo sporale. Ho il cassetto pieno di casi dubbi/intermedi ai quali nn ho dato nome
Probabilmente sbaglio ma bisogna darsi dei paletti: in inverno è spesso uno dei pochi funghi che si trovino e allora gioco forza bisogna guiardarlo
Per quanto riguarda il melanogaster mi sono già espresso in precedenza per me resta difficile una determinazione virtuale. L'esemplare proposto da Gianni ha caratteristiche macro anche se non vedo le rizomorfe come sono disposte che mi orienterebbero verso broome(i)anus invece microscopicamente mi sono dato come limite personale l'assenza pressochè totale di dismorfismo sporale. Ho il cassetto pieno di casi dubbi/intermedi ai quali nn ho dato nome
Probabilmente sbaglio ma bisogna darsi dei paletti: in inverno è spesso uno dei pochi funghi che si trovino e allora gioco forza bisogna guiardarlo